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Ufficio Stampa |
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“Nel mare allora andando/per una in una oscurità maggiore/sogna l’alito di Dio/e vedine la chiarità che salva”. Dice la sorella di Remo Pagnanelli, Sabina: “Quei versi sono ora incisi sulla sua tomba nella parte monumentale del cimitero di Macerata. Marmo, quei versi, la sua foto e basta: il bianco come il mare sostiene e comprende tutto. A lui sarebbe piaciuto. Qualche mese prima di morire, nella sua ultima estate dell’87, in vacanza con i nostri genitori, a Brunico, aveva visitato i cimiteri della prima guerra mondiale. E gli era piaciuta la disposizione, il bianco minimal, l’asciuttezza, il messaggio sussurrato e profondo insieme di tutti quei nomi, vite stroncate nella giovinezza. E tra le sue ultime poesie, c’è scritto: ‘Desidero una tomba di eguale essenzialità’. Così è stato. E voglio ricordare che per qualche tempo la bara è stata ospitata nella tomba di Lauro Rossi: credo che abbiano avuto molto da dirsi considerato che Remo amava profondamente la musica”. E’ commossa, sempre e comunque, Sabina ricordando Remo, poeta (suicida a 32 anni) critico di enorme talento che Macerata (“città dalla quale mai si sarebbe staccato: viaggiava, ma indicava in agenda sempre la data del ritorno…”) s’appresta a ricordare con una trilogia di eventi. Il primo, sabato 3 febbraio (ore17), alla Sala Castiglioni della Biblioteca comunale Mozzi Borgetti: “I colori della poesia in mostra”, cui partecipano 15 artisti. Nell’ordine Ubaldo Bartolini, Giuseppe Rinaldo Basili, Ugo Caggiano, Aldo Carletti, Silvio Craia, Egidio Del Bianco, Anna Donati, Manuela Grelloni, Carlo Iacomucci, Carlo Migliorelli, Jacopo Pannocchia, Claudio Pantana, Riccardo Piccardoni, Lucia Spagnuolo e Luca Zampetti. Il professor Roberto Cresti (Unimc) terrà una relazione su Pagnanelli critico d’arte. “Mio fratello amava soprattutto l’azzurro ed aveva una spiccata predilezione per la storia dell’Arte. Ricordo che ebbi gratificazioni da parte della commissione all’esame alla mia ‘Maturità’ per aver fatto tesoro di una ‘lezione’ che Remo mi aveva impartito sul Giorgione, qualche giorno prima. L’Arte lo affascinava come le Poesia e la Critica e pure la musica: avrebbe imparato a suonare il pianoforte ma a 18 anni le sue mani risultavano ‘rovinate’ dalla pianola elettrica di cui era ‘pratico’”.
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Dunque una scelta obbligata, quella delle visive, in apertura? “Certamente,
e chi meglio di tanti bravissimi artisti e del professor Cresti? I suoi
versi rappresentano delle pennellate, sempre pronte allo scatto alla
ricerca della luce e della redenzione”. Si proseguirà con altri due
sabati: 10 e 17 febbraio. Il primo con la curatrice del libro ‘Quasi un
consuntivo’ pubblicato dalla Casa editrice Donzelli di Roma. Una scelta
forte, indicativa in direzione della poesia: una nicchia scarsamente
frequentata dal grande pubblico. Con la prof.ssa Daniela Marcheschi, la
dott.ssa Alessandra Sfrappini, direttrice della Biblioteca e la
scrittrice prof.ssa Lucia Tancredi. Il coordinamento è di Maurizio
Verdenelli”. Il tema di sabato 17 è: “Remo Pagnanelli. Il filo del
pensiero”. Con Enrico Capodaglio, Filippo Davoli, Eugenio de Signoribus,
Piero Feliciotti, Guido Garufi (coordinatore), Umberto Piersanti,
Alessandro Seri e Maurizio Verdenelli. Letture di Piero Piccioni e
Fulvia Zampa. Hanno contribuito alla realizzazione delle tre serate
il Comune di Macerata, la Regione Marche, la Fondazione Cassa di
Risparmio di Macerata, le associazioni “Culturale Remo Pagnanelli” e
“Art Club Studio”, il Rotary Club “Matteo Ricci” e l’ Unimc. Un
quarto appuntamento è fissato giovedì 22: “Il Pozzo del Poeta”. Evento
nello storico pub di via Costa, di cui Pagnanelli era un notissimo
habituè, e che quando il poeta morì chiuse ‘per lutto’. Un incontro per
ricordare l’impegno civile di Pagnanelli giornalista. Partecipano
Maurizio Verdenelli, allora redattore capo de ‘Il Messaggero’, Guido
Garufi, Filippo Davoli, Luciano Magnalbò, Piero Feliciotti. Musiche di
Enzo Nardi e Marco Ferrara. Letture ed una mostra fotografica di anni
brevi ma ‘formidabili’ della ‘più bella gioventù di Macerata’ di cui
Remo era parte significativa. |
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01/02/2018 01:47:35 |
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