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Diego Antolini |
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Cerreto di Spoleto, sorge in una posizione strategica a guardia della parte più aspra della Valnerina in Umbria. Le prime notizie storiche ruotano intorno al XII secolo, ma la nascita di Cerreto risale sicuramente al 290 a. C. quando avviene la romanizzazione del territorio ad opera delle legioni del console M. Curio Dentato. Nell'età tardo imperiale il cristianesimo si propaga anche in queste valli; dalla valle del Nera scende, nel V secolo, il grande S. Benedetto da Norcia e cominciano a sorgere i vari monasteri benedettini. Nell'alto medioevo, in epoca longobarda, si sono create nel territorio spoletino circoscrizioni dette castaldi o gastaldi, fondi rustici con amministrazione giuridica, economica e militare, gestita da funzionari del sovrano longobardo. Cerreto fece parte di quello di Ponte. Fra il IX ed il X i Saraceni invadono il territorio ducale di Spoleto costringendo i signori feudali ad erigere rocche e castelli. Nel 1221 i cerretani si sottomisero a Spoleto e qualche anno dopo, nel 1225, si fece sentire l'egemonia della Chiesa quando furono costretti a giurare fedeltà al cardinale Colonna, rettore del ducato di Spoleto. Anche se conteso tra i comuni di Norcia, Spoleto ed il ducato di Camerino, Cerreto cercò sempre la sua autonomia. Feroci ribellioni dei cerretani si ebbero nel 1523 quando il bandito Petrone da Vallo, terrore della zona e nemico del comune di Spoleto, vi si rifugiò e riuscì ad uccidere il governatore pontificio. Castello di origine medioevale sorto su un insediamento preesistente sul colle San Sebastiano, Cerreto si trova in posizione panoramica, a dominio della confluenza delle strette valli del Vigi e del Nera, che lo circondano dai due lati. Una leggenda locale, riportata da diversi storici, narra che il paese sia stato fondato nell'ottocento dai Franchi che erano scesi al seguito di Carlo Magno per contrastare il potere del potente gastaldato longobardo di Ponte. Il suo nome deriva dalla diffusa presenza di piante di cerro e, tra l'altro, fino al secolo scorso si poteva ammirare una quercia centenaria nella piazza principale del paese. Si pensa che Cerreto di Spoleto abbia conosciuto epoche particolarmente splendide come testimoniato dai vari palazzotti gentilizi presenti nel tessuto urbano ed in particolar modo sulla piazza principale dedicata a Giovanni Gioviano Pontano, illustre poeta umanista e politico nato a Cerreto, che visse per lo più a Napoli e precisamente presso la corte degli Aragonesi, di cui fu potente funzionario.
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Attualmente Cerreto si pone come custode delle tradizioni culturali
della intera valle, avendo installato nello storico complesso di S.
Giacomo il Centro di Ricerche Antropologiche della Dorsale Appenninica. Il
termine "ciarlatano", per indicare genericamente ogni tipo di
imbroglione e di impostore, è puramente attestato in lingua italiana fin
dai primi anni del cinquecento ed ha conosciuto una tale fortuna da
migrare in tutta Europa. L'associazione di questo termine agli abitanti di Cerreto di Spoleto è ormai noto. Nel
vocabolario della Crusca del 1612 i cerretani venivano infatti
descritti come
"coloro che per le piazze spacciano unguenti, o altre
medicine, cavano i denti o fanno giochi di mano che oggi più comunemente
dicesi Ciarlatani, ...da Cerreto, paese dell'Umbria da cui soleva in
antico venir siffatta gente, la quale con varie finzioni andava facendo
denaro".
La letteratura del cinque - seicento, è piena di aneddoti su
questo argomento, ed addirittura furono composte delle opere a stampa,
tra le quali lo "Speculum Cerretanorum" di Teseo Pini e "Il vagabondo
ovvero sferza dé i vagabondi" di Raffaele Frianoro. Sembrava quasi
che nessun moralista, legista o narratore di storie e casi curiosi
potesse scrivere senza far per lo meno un riferimento a questa categoria
di persone. Anche il Machiavelli usa il vocabolo "Cerretano" come
sinonimo di medico ciarlatano, di finto medico, che vanta specifiche
virtù nella sua famosa commedia "La Mandragola". Si tramanda anche
che i cerretani dialogassero tra loro con un vocabolario alquanto
oscuro, proprio per non farsi comprendere dalla gente che cercavano di
truffare. Visitando il paese è facile collegare l'abilità dei
cerretani nelle pratiche della spagiria con la sapiente conoscenza degli
eremiti che abitarono per secoli nelle grotte di quella rude terra. Anche
le comunità monastiche di Cerreto dovettero svolgere un ruolo ben
significativo nel tramandare la conoscenza delle erbe e le loro
proprietà.
A Cerreto si trovano i resti della Chiesa di San
Nicola, caratterizzata dalla bicromia bianco-rosso (tipica dei
Templari). Il bassorilievo dell’Agnus Dei è singolare perché la croce
viene sorretta con la zampa sinistra invece che con la destra (come
sarebbe usuale). Questa anomalia è ritenuta emblema templare, si dice
inoltre che uno degli itinerari templari che collegava Gubbio con
l’Aquila passasse per la zona di Spoleto. E proprio nel Ducato di Spoleto vennero tenuti molti processi contro i membri dell’Ordine (XIV secolo). A
Cerreto si tiene anche l’annuale e solenne rappresentazione della
Passione di Cristo. L’evento coinvolge la quasi totalità della
cittadinanza e molti sono i turisti che visitano il borgo medievale per
assistere alla cerimonia. La manifestazione, grazie all’ambientazione e
all’accurata selezione dei costumi d'epoca riesce a coinvolgere lo
spettatore in un’atmosfera veramente drammatica. La narrazione degli ultimi avvenimenti della vita di Gesù è fatta sulla base dei testi di Jacopone da Todi. La
processione del Cristo Morto prende avvio dal piazzale della chiesa di
San Lorenzo e si snoda poi per vie e vicoli del borgo antico. |
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27/01/2018 18:35:15 |
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