La popolazione italiana alla fine del 2017 contava 60 milioni e 500 mila abitanti, 100 mila in meno dell’anno precedente; di questi 54 milioni e 900 cittadini italiani, ma ben un milione e mezzo sono ex stranieri che hanno acquisito la cittadinanza negli ultimi 20 anni; 5 milioni e 600 mila sono stranieri di cui 2 milioni dell’Unione Europea e 3 milioni e 600 mila extracomunitari.
Abbiamo 169 anziani ogni 100 giovani e 464 mila nati, il 2% in meno dell’anno precedente; 153 mila emigrati, in calo del 2% rispetto al 2016. Nel 2013 se ne andavano 19 mila laureati, nel 2016 sono stati 25 mila. I Paesi dove emigrano i nostri ragazzi sono prevalentemente Regno Unito, Germania, Svizzera e Francia.
Sul fronte del lavoro questi i dati relativi al decennio 2008-2017: • L’industria ha perso 896 mila dipendenti mentre il settore dei servizi ne ha guadagnati 810 mila; • Gli operai sono calati di un milione di unità, al contrario gli impiegati sono cresciuti di 851 mila; • I lavoratori autonomi in meno sono stati 500 mila e dello stesso numero sono cresciuti i lavoratori dipendenti; • Lavorano 471 mila uomini in meno e 404 mila donne in più.
Da questi dati scaturiscono delle semplici valutazioni: la popolazione italiana è stabile e sempre più vecchia, crolla il numero delle nascite tanto è vero che il totale degli stranieri presenti in Italia fra profughi, immigrati regolari, immigrati clandestini stimati e naturalizzati italiani ammonta a 7 milioni e 100 mila pari a quasi il 12% della popolazione. Molto basso il numero degli extracomunitari e non arriva a un milione e mezzo il numero degli islamici.
Sempre sul lavoro, a dispetto di ciò che si crede, i “cervelli in fuga” sono molto pochi, e cioè uno su 7 fra coloro che lasciano il nostro paese; comunque il numero degli emigrati italiani sta calando. In dieci anni il panorama dei lavoratori mostra meno operai dipendenti dell’industria, più impiegati nei servizi con più donne, più lavoratori dipendenti e meno imprese gestite in proprio da lavoratori autonomi.
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