Pignatta antifascista, a Macerata sbarca
Alessandra Mussolini. La nipote del duce arriva in direttissima da
Bruxelles nel capoluogo marchigiano per difendere la reputazione del
nonno Benito e per chiedere scuse e dimissioni da parte del sindaco
Romano Carancini. Con sé porta anche una scatola di vermi destinata
all'assessore alla cultura Stefania Monteverde, rea a suo giudizio di
aver permesso lo svolgersi della manifestazione. Non sono piaciute le
celebrazioni del 25 aprile improvvisate dal gruppo Antifa Macerata
che per l'occasione ha pensato di appendere a testa in giù un
fantoccio con le sembianze di Benito Mussolini, pieno di caramelle,
da far prendere a randellate dai bambini per vincere il ghiotto
premio. La “rievocazione” dei fatti di piazzale Loreto non è
piaciuta né a destra né a sinistra. Per ovvi motivi d'altronde. A
73 anni dalla Liberazione dal nazifascismo appare anacronistico e
meramente provocatorio il tentativo di inscenare una seconda
esecuzione capitale, a maggior ragione nella città teatro della
violenta sparatoria razzista ad opera di Luca Traini, in seguito
all'omicidio di Pamela Mastropietro. Il fascismo a Macerata è
tornato ma solo nelle menti di chi non ne vuole vedere la fine: uno
sparutissimo gruppo di nostalgici da un lato, persino CasaPound ha
preso le distanze da Traini, e un manipolo di turbolenti che non
perdono mai l'occasione di gettare benzina sul fuoco in virtù di una
Resistenza che sembrerebbe quasi abbiano combattuto in prima fila. La
condanna del fascismo nel giorno della Liberazione è ovviamente
condivisibile ma le modalità appaiono infantili, misere, fuori
luogo. I fantasmi spesso esistono solo nella testa di chi li vede e
anche in questo caso, come nella manifestazione maceratese dei
20mila, a tenere in vita il fascismo è principalmente chi dice di
volerlo sconfiggere. Così, come se non bastasse, Macerata ha dovuto
di nuovo militarizzarsi per ricevere la visita dell'onorevole
Mussolini che, visti i toni con cui si è rivolta al sindaco e alle
autorità, di onorevole ha dimostrato di avere poco più che il
titolo. Come nei talk show a cui i politici nazionali sono ben
abituati ha inveito contro il primo cittadino e l'assessore alla
cultura, dimostrando di ignorare, più o meno consapevolmente, che il
sindaco aveva già condannato aspramente il gesto degli Antifa
spiegando che la concessione del suolo pubblico era stata data per
altri tipi di attività. “Lei deve chiedere scusa alla famiglia
Mussolini” grida inferocita l'europarlamentare, come se l'offesa
fosse partita direttamente dal Comune di Macerata. E oltre alla
piazzata anche la caduta di stile con dei vermi, da tirare
all'assessore alla cultura come segno di disprezzo. Poi una breve
visita dal Prefetto prima di ripartire dalla città. Al suo fianco
ininterrottamente l'ex candidata sindaco Deborah Pantanta, uscita
sconfitta e piccata dal confronto con Romano Carancini. Ora si
aspettano nuove evoluzioni della vicenda visto che i consiglieri di
opposizione, oltre a chiedere le dimissioni del primo cittadino,
sembrano anche intenzionati a denunciare i responsabili
dell'accaduto. Intanto il 5 maggio tornerà a Macerata Forza Nuova,
vediamo per con motivo la città sarà di nuovo strumentalizzata per
questa ulteriore manifestazione.
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