Il 29 marzo del 2003 moriva a Bangkok Carlo Urbani, medico marchigiano (era nato a Castelplanio, sui colli jesini il 19 ottobre 1956) in missione nel sud est asiatico per conto dell’Oms, l'Organizzazione mondiale della Sanità. Quel giorno a dare la notizia, da Jesi, per un'esclusiva che si sarebbe rivelata di valore mondiale furono due giornalisti: l'umbro Maurizio Verdenelli e il romano Gabriele Censi che colsero una comunicazione arrivata al cellulare del sindaco di Monsano, presente ad un incontro con una suora americana in lotta contro le sperimentazioni delle armi nucleari da parte degli Usa.
Carlo Urbani, che aveva lavorato anche all'ospedale di Macerata al reparto di malattie infettive, si trovò nell’area colpita dalla Sars, per primo ne individuò la natura contribuendo in modo determinante a fermare il virus, ma ne rimase contagiato. Nel giorno dell’anniversario la famiglia è da alcuni giorni a Ginevra, su invito Oms, che lo vuole ricordare solennemente. In questi anni l’associazione che porta il nome di Urbani, l’Aicu (Associazione Italiana Carlo Urbani) di cui da pochi mesi è presidente il figlio maggiore, Tommaso, ha realizzato e contribuito a realizzare numerosi progetti, nel solco dell’eredità lasciata dall'eroico padre.
Per il quindicinale dell'anniversario di Carlo Urbani -della cui fondamentale importanza nella lotta alla Sars i media seppero soltanto al momento della sua scomparsa- è stato allestito un rilevante calendario di iniziative che verrà illustrato domani presso il palazzo della Regione Marche, ad Ancona. Interverranno Luca Urbani figlio di Carlo, Federica Bernardini (Aicu e Fita), il consigliere regionale Fabrizio Volpini e il direttore dell'Inrca Gianni Genga. Gli ultimi due, nelle loro vesti di medici, hanno conosciuto e collaborato con Carlo Urbani. |