Il terremoto torna ad impaurire, a vent’anni e sei mesi esatti di distanza, Serravalle di Chienti e Foligno, i due centri maggiormente danneggiati nel settembre del 1997. Proprio il giorno 26, come martedì scorso, alle 0,43 una scossa di magnitudo 3.4 gradi si è sprigionata ad otto chilometri di profondità dalle ‘viscere’ del paesino marchigiano al confine dell’Umbria, (che fu l’epicentro del sisma umbro-marchigiano) a 18 km a nord est di Foligno e a 41 da Perugia. Paura, ricordando il dramma di due decenni fa, ma niente danni. Il sismologo, prof. Emanuele Tondi, docente di Unicam ha rasserenato tutti: “Si tratta di movimenti aftershocks, di assestamento che dureranno ancora”. Proprio, la notte prima lo stesso Istituto nazionale di Geofisica e Vulcanologia aveva registrato un’altra scossa di magnitudo 3, con epicentro a Pievetorina, dove a differenza di Serravalle di Chienti, il terremoto del Centritalia ha provocato gravissimi danni nell’ottobre del 2016. Il sindaco di Pievetorina (centro visitato dal premier Gentiloni) aveva commentato preoccupato: “Ancora una volta momenti di terrore, ricordando l’immane tragedia vissuta”. Intanto a Camerino riaperte al traffico viale Leopardi e via Seneca che erano in zona rossa mentre la commissaria Paola De Micheli e il presidente di Abi hanno firmato un atto che proroga il pagamento dei muti accesi dai proprietari di case ed edifici adibiti ad attività produttive, risultati inagibili ed evacuati.
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