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Maurizio Verdenelli |
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All’ospedale ’Gemelli’ di Roma il professor Massimo Massetti, 50 anni, da Cortona; tra i suoi migliori allievi il dottor Federico Cammertoni, maceratese, vincitore a Minsk del migliore progetto: una ricerca clinica di chirurgia mini invasiva alla valvola aortica. Nuove speranze per i cardiopatici anziani.
Ci sono nuove speranze di più lunga e buona vita per i malati di cuore, soprattutto per gli anziani, i pazienti più fragili e soli. E in questa ultima e fervida frontiera di cardiochirurgia fatta di ricerca, abnegazione, ‘umanizzazione’, ‘Medicina (M maiuscola,proto) personalizzata’ benedetta da papa Francesco, ci sono tracce marchigiane e di quella Toscana che si affaccia sull’Umbria. Maceratese è il dottor Federico Cammertoni, trentanni, specializzando (è all’ultimo anno) al ‘Gemelli’ di Roma, fresco vincitore a Minsk (Bielorussia) del prestigioso premio internazionale ‘Sidorenko – Keep forward to knowledge’ per il migliore progetto: una ricerca clinica di chirurgia mini-invasiva della valvola aortica. Ha studiato anch’egli, vent’anni prima di Cammertoni, al liceo scientifico di Macerata ‘Galileo Galilei’, il primario professor Massimo Massetti, 50 anni, toscano di Cortona (dirimpetto al lago Trasimeno), figlio di un carabiniere a suo tempo ‘di stanza’ a Montegranaro (Fermo). Massetti, laurea a Siena, il ‘Beato Angelico’ della cardiochirurgia italiana (si deve a lui l’onlus ‘Dona la vita con il cuore’ così tanto apprezzata dal pontefice) è un ‘cervello di ritorno’. Allievo in Francia del grande Andre Khayat, dall’Italia se n’era andato due volte: poi da Caen, dove si era sposato, diventato primario del Centro ospedaliero universitario della Normandia (e vincitore a Parigi con il progetto ‘Resuscitation’ del premio ‘Victories de le Medicine’) non ha resistito al richiamo della sua terra, in particolare a quello del ‘Gemelli’. E’ un enfant prodige, il giovane Primario, che guida una squadra ‘del Cuore’ - ‘Heart team’, il nome- che ha rivoluzionato il modo di fare cardiochirurgia non solo in Italia. ‘Les Enfants du Massetti’: ecco questi sono ‘i ragazzi’ dell’Area Cardiovascolare del Gemelli che come il loro Prof non curano gli orari e ‘staccano’ anch’essi solo dopo un’intera giornata di lavoro per nulla ‘matto’ per nulla ‘disperatissimo’. Al contrario “al centro c’è infatti la salvezza del malato” dice Federico. “Ho avuto sempre un’idea fissa in testa: la Medicina. Ed un modello, mia madre, pediatra…”. Suo padre Gianni, notissimo veterinario, direttore del Macello di Macerata? “No, lui no, ma c’è da capire. Sin da bambino l’ho visto al Mattatoio ‘uccidere’, pardon macellare con tanta perizia, i suoi ‘pazienti’…”. Sorride Cammertoni junior. “Dopo la laurea a Roma, stavo per andarmene anch’io via dall’Italia: che ci stavo a fare? ma poi è arrivato il Prof, una grande maestro: sono naturalmente rimasto” dice Federico. “Un dei migliori” mi dice al telefono il Prof che in ospedale è già alle 7,30 per andarsene a sera tardi, dopo oltre 14/16 ore di lavoro, tre interventi chirurgici e ferie ridotte di propria volontà a 7 giorni, l’anno, in estate. Aggiunge Massetti: “ Il riconoscimento ottenuto dal dottor Cammertoni a Minsk è per noi motivo di grande orgoglio, perché rappresenta un’ ulteriore conferma della validità dell’innovativo percorso gestionale del paziente con malattia cardio-vascolare che da ormai qualche anno abbiamo intrapreso”.
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Un percorso che ha nel ‘cuore’ il nuovo profilo dei pazienti con
malattie cardiovascolari: sempre più anziani e affetti da multiple
patologie. “Questo mutamento epidemiologico doveva necessariamente
portare a una ristrutturazione, non solo della specifica terapia, medica
o chirurgica, ma anche della sua gestione clinica prima, durante e dopo
il trattamento” spiega il primario. Per questo, l’Area
Cardiovascolare del Policlinico Gemelli è stata profondamente
riorganizzata per percorsi di cura in base alla specifica patologia. Il
paziente è al centro di un percorso definito e multidisciplinare in cui i
singoli specialisti mettono a disposizione le proprie competenze.
Questa organizzazione segue un modello innovativo di “medicina
Personalizzata” integrando i percorsi clinici e le risorse strutturali
organizzate secondo un’architettura di intensità di cure.
L’Heart Team come si inserisce in questo modello? Risponde
Massetti: “Rappresenta il cuore pulsante della nostra attività. Ogni
giorno cardiologi clinici, cardiologi interventisti, elettrofisiologi,
cardiochirurghi, cardioanestesisti, fisiatri, geriatri e psicologi con
l’aiuto, di volta in volta, di altri specialisti in base alle esigenze
dei singoli casi, discutono collegialmente e in maniera
multidisciplinare dei singoli pazienti, condividendone il percorso di
cura. L’Heart Team è uno strumento multidisciplinare di condivisione,
unico nel panorama europeo, a tutti gli effetti istituzionalizzato.
Questo strumento attraverso un’informatica avanzata al territorio
(E-Heart Team) con una rete cardiovascolare integrata, è di recente
diventato elemento di grande progresso nel miglioramento dei risultati
clinici e di produttività”.
Altra ‘rivoluzione’ testimoniata dal
premio ‘Sidorenko’ al maceratese Cammertoni, è la mini-invasività
chirurgica a beneficio dei pazienti anziani con problemi alle valvole
cardiache -ultimamente è stata operata al cuore una novantasettenne che
gode ora di ottima salute. Il Prof spiega: “La nostra filosofia è
appunto incentrata sulla mini-invasività e sull’approccio ibrido
percutaneo-chirurgico. Grazie a questo è possibile prendere in carico
anche pazienti anziani, fragili e affetti da multiple co-patologie ai
quali, negli anni addietro, sarebbe probabilmente stata negata la
possibilità di un trattamento risolutivo.
Su quali risorse strutturali può contare, professore? “La
piattaforma comprende tre sale operatorie di cui una (Sala Ibrida)
condivisa; una di Terapia Intensiva Cardiochirurgica di 10 letti
organizzata in UOC con personale dedicato; un reparto a media e bassa
intensità variabile di 21 letti con personale dedicato nel quale è stata
realizzata un luogo per la realizzazione di terapie multimodali (
Prehabilitation, Educazione Terapeutica e moduli di “Umanizzazione” per i
pazienti e le loro famiglie). Completano le risorse gli ambulatori per i
percorsi multidisciplinari”.
La sala ibrida? “E’ tra
le più moderne d’Europa: include tutte le tecnologie di integrazione
dell’Imaging cardiovascolare con quelle di una sala operatoria
cardiochirurgica e di una Sala Interventistica Radiologica. Vengono
realizzati interventi micro-invasivi e Ibridi con l’ausilio di tutte
le tecnologie e competenze: Ultrasonografia, Radioscopia, Circolazione
Extra-Corporea.
Il problema Italia che si manifesta nelle
scienze talvolta attraverso nella (non mini) invasiva burocrazia, le
hanno talvolta fatto pentire di questo ritorno ‘a casa’? “No. Al
‘Gemelli’ il programma di Cardiochirurgia è caratterizzato da una
filosofia volta all’innovazione tecnologica e di gestione che vuol
collocare il paziente al centro del percorso per una “medicina
Personalizzata” in un processo di “Umanizzazione” dell’Ospedale”. “Il
Prof ha un miliardo di idee –dice a microfoni spenti Federico
Cammertoni- e tutti noi, sul suo esempio, si vorrebbe fare sempre di
più. L’entusiasmo della ‘squadra’ resta alto e sempre gettiamo il cuore
oltre l’ostacolo. Personalmente sono nato per la Medicina e per questo
ho lasciato la mia amatissima Macerata di cui sento talvolta la mancanza
così come della famiglia. Ho sempre tanti amici qui. Ricordo il mio
preside allo Scientifico, Enrico Verdinelli e soprattutto i docenti che
mi hanno formato: Sabina Ascenzi (Matematica), Angelo Angeletti
(Fisica), Pappini (Italiano), Mariella Giustozzi (Biologia e Chimica)”.
Prossimo progetto…vincente? “Presto sposerò la mia fidanzata, anch’essa medico, conosciuta ad un concorso, ‘adoratissima’ da mio padre” |
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31/12/2017 20:27:53 |
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