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Diego Antolini |
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Le organizzazioni criminali nigeriane non seguono solitamente il modello "mafia" degli altri gruppi, ma appaiono essere meno formali e più concentrate attorno a nuclei familiari ed etnici. Questo rende molto difficile le infiltrazioni esterne (ad esempio da parte delle forze dell’ordine). Essendoci in Nigeria 250 lingue etniche diverse, le operazioni di identificazione di tali organizzazioni risultano molto difficoltose. Una delle confraternite più potenti che opera a livello mondiale è il Neo Black Movement of Africa (Nuovo movimento nero africano), ufficialmente registrato, non tribale, non religioso, e il cui scopo sociale è quello di “ripristinare, mantenere e modificare dove necessario quegli aspetti della cultura africana utili quali veicoli per il progresso dell’Africa e delle sue genti”. Il leader dei Neo Black è attualmente Augustus Bemigho-Oyeoyibo che, per bocca di uno dei suoi rappresentanti, ha affermato di essere nettamente separato dalla Black Axe (Ascia Nera), una frangia estremista dei cosiddetti “Culti dei campus”. Dietro la facciata culturale e caritatevole dei Neo Black, tuttavia, la Black Axe sarebbe presente eccome. Questa confraternita è una delle più temute tra i culti dei campus Nigeriani (è nelle università che queste organizzazioni sono nate, nei primi anni ‘50), che associa alle violenze rituali delle altre organizzazioni (vendette, minacce, estorsioni, violenze sessuali) anche frodi e cyber-crimine. La Black Axe in Nigeria è infiltrata ad ogni livello della società, possiede forti collegamenti con governo e forze armate e, quindi, offre ai propri membri opportunità di carriera in vari ambiti professionali. Soprattutto, essa garantisce l’impunità per i crimini commessi, grazie anche alla sua forte struttura nepotistica.
In Italia il Neo Black Movement pare essere gia’ forte e perfettamente integrato, ma la polizia ha sollevato il velo di facciata che li mimetizzava solo in tempi relativamente recenti (2011), mettendo a nudo un traffico di stupefacenti, estorsioni, frodi, prostituzione, falsificazione dei passaporti e clonazioni delle carte di credito. La realtà è stata presto compresa: esiste nel nostro territorio un’organizzazione criminale più spietata della stessa mafia nostrana. L’Ascia Nera agirebbe esclusivamente attraverso il terrore, sia tra i suoi membri che con le vittime designate. A Palermo essa avrebbe addirittura costretto Cosa Nostra a stringere un’alleanza per spartire il territorio siciliano. Il vice procuratore Leonardo Agueci ha detto:”Cosa Nostra tollera la mafia nigeriana a Palermo. Cosa Nostra ha permesso ai nigeriani di organizzare una struttura subordinata che viene tollerata purché non esca dal territorio assegnato.” Il commento è arrivato in occasione di una “retata” che ha portato all’arresto di 17 membri dell’Ascia Nera. Agueci ha aggiunto:”Grazie a questa operazione, portata a termine con alcuni giorni di anticipo per paura che i membri più importanti dell’organizzazione potessero fuggire, si è evitato il pericolo di possibili conflitti e faide interne.”
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Gli investigatori hanno detto che l’Ascia nera ha una reputazione
orrenda nella somministrazione di punizioni atroci e torture fisiche che
sono state paragonate a un misto tra la magia nera e le vendette
rituali. Tra queste, sembra che ai nuovi membri dell’Ascia Nera venga
richiesto di bere sangue umano. L’Ascia Nera si è formata negli anni
‘70 nell’università di Benin come culto religioso, più tardi degenerato
nell’organizzazione criminale che è oggi. Uno dei veicoli di espansione
(se non il maggiore) di questa confraternita è rappresentato dalle
ondate migratorie che dall’Africa stanno sommergendo le maggiori città
europee. E’ infatti negli ultimi dieci anni che la mafia nigeriana in
Italia ha attecchito con radici profonde in città quali Brescia, Torino,
Palermo (ma anche in altre città quali Milano, Roma e Perugia). Dopo
il gravissimo fatto di Macerata il pericolo delle organizzazioni
criminali di matrice tribale è stato immediatamente posto sotto i
riflettori mediatici e accademici. Molti criminologi e antropologi sono
dell’idea che Pamela sia stata vittima di un omicidio rituale e il modus
operandi sembrerebbe proprio confermarlo: le tredici parti ottenute dal
sezionamento del corpo (il 13 e’ un numero molto potente sia nella
Santeria che nel Voodoo, ma in generale in tutti i riti animisti e nello
sciamanesimo), la sparizione degli organi, la disposizione del cadavere
in un involucro di colore rosso (come il sangue, come il fuoco, a
simboleggiare il regno sotterraneo dimora di razze demoniache). Dalle
nostre informazioni risulta che le tribu’ animiste dell’Africa centro
occidentale praticano riti legati alla natura e agli spiriti degli
elementi, riti che in se’ non hanno connotazione negativa ma, anzi, sono
eseguiti a scopo protettivo o terapeutico. Ma ci sono anche i
rituali neri, quelli legati a Baron Samadi (il signore dei cimiteri)
eseguiti da Mambo e Hungan, rispettivamente sacerdotesse e sacerdoti del
serpente nel culto Voodoo. C’e’ poi la Santeria, simile ai riti
Haitiani (ma ancora prima, africani) per crudelta’ e totale disprezzo
per la vita terrena. Se la presenza dell’Ascia Nera e dei Neo Black
e’ plausibile viste le numerose e diverse fonti che ne parlano, il fatto
che dietro l’omicidio di Pamela ci possa essere una potente
confraternia della mafia Nigeriana non e’ altrettanto scontato. Anche
perche’ solitamente i rituali cannibalistici o di sangue vengono
consumati tra tribu’ rivali o tra etnie che credono nel nesso di
causalita’ tra vittima e carnefice e difficilmente coinvolgono estranei
(nel caso di Pamela sembrerebbero essere coinvolti anche dei bianchi).
L’elemento
dell’appartenenza di sangue e della “connivenza psicologica” della
vittima al suo destino e’ fondamentale per dare all’assassino quel
piacere e quel senso di appagamento che rappresentano il massimo
risultato del rito: il trasferimento dell’energia vitale della vittima
dentro di se’. Pertanto pensare a un momento di “follia africana” in
cui membri della mafia nera attaccano e uccidono una ragazza per poi
tornare lucidi ed effettuare su di lei il lavoro chirurgico di
sezionamento, lascia molti dubbi su chi sia realmente dietro a questo
crimine. Considerando che Pamela era arrivata da poco a Macerata,
proveniente da un’altra citta’, è plausibile che non avesse avuto
occasione di crear una rete di conoscenze al di fuori della comunita’ in
cui si trovava ospite (PARS). Questo restringe forzatamente il centro
dell’indagine ai luoghi che lei frequentava piu’ spesso. Non certo un
appartamento o le vie di una citta’ che per lei dovevano essere
estranei, non familiari. L’ipotesi che Pamela Mastropietro fosse
venuta a conoscenza di qualcosa di particolarmente grave che avrebbe di
fatto decretato la sua condannata a morte non dovrebbe essere scartata.
Se posta sulla bilancia dell’omicidio rituale Voodoo, infatti, non e’
certamente piu’ assurda di quella di un sacrificio da parte di tre
pusher in onore di Baron Samadi eseguito allo scopo di incrementare le
fila dei suoi non morti senz’anima.
[CONTINUA]
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14/03/2018 07:20:04 |
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