Solitamente taccio quando in molti
parlano; ma vero è che nella vita, anche se molti non lo rammentano,
si deve sempre qualcosa a qualcuno, pertanto, verrò meno a questo
proposito cercando di non sovrappormi o perdermi nel ‘mainstream’
impe-rante.
Mi presento: sono nato a Macerata più
di sessant’anni or sono e qui sono cresciuto ‘studiandovi’ e
coltivando relazioni ed amicizie fin quando, nel 1980, per l’acquisto
di un immobile, ho trasferito la mia residenza a pochi Km dal
capoluogo di provincia (Passo di Treia). Nonostante questo, vuoi per
motivi di lavoro, vuoi per legami pa-rentelari, ho continuato a
frequentare pedissequamente Macerata, constatandone i cambiamenti
che, inevitabilmente, il corso degli eventi provoca nella teca dei
giorni che scorrono inesorabili.
A questo punto, chi legge, avrà già
compreso ciò di cui il sottoscritto ‘non vuol parlare’ (per non
accodarsi al coro delle voci comuni e dei vaniloqui):
quei fatti recentissimi che hanno
sconvolto questa cittadina, un tempo tranquilla, tanto da
paragonarla, per pericolosità (ma siamo seri per favore), a New
York, Rio de Janeiro o, addirittura, alla Los Angeles di Raymond
Chandler e Dashiell Hammett.
Lo strazio della povera Pamela, prima,
e le gesta del ‘giustiziere innominato’ (non di manzoniana
memoria), poi, hanno focalizzato l’attenzione dei ‘midia’ (o
media, fate voi) e l’opinione pubblica nazionale sul tema del
razzismo e della xenofobia; un pratico ‘cavallo di battaglia’ per
tutte, e sottolineo tutte, le forze politiche indaffarate, per un
verso o per l’altro, alla ricerca di voti e consensi per
l’imminente rendez-vous elettorale del prossimo (4) quattro marzo.
Il problema immane, quello dello spaccio di droga, come ha
sottolineato ed analizzato esaustivamente l’avvocato Bommarito su
cronachemaceratesi è stato glissato accuratamente da quel ‘mondo
di ladri’ che, della politica, ne ha sempre fatto una scusa per i
propri, meschini interessi. Altresì, il ‘nuovo giornalismo’ dei
giovani rampanti, che cercano l’effimera gloria di qualche giornata
(pochi sono coloro che non rispettano questa ‘regola’),
prestandosi al gioco del sistema per qualche piatto di lenticchia,
scrivono sotto dettato, stendendo una pietosa coltre sull’indicibile
-- come farebbe la sciatta domestica che nasconde la polvere sotto lo
zerbino di casa -- confidando nell’omertà e nell’indifferenza
del prossimo ormai assuefatto.
Forse qualcuno non sarà del tutto
d’accordo, su questa esposizione dei fatti, ma dal mio punto di
vista è questo il ‘mondo di oggi’. Meditate gente… meditate.